sabato 30 novembre 2013

CHIUDIAMO ALLE 21

Sabato d'inverno. Zona Marassi-San Fruttuoso a 500 metri della stadio. Finisco di lavorare a un orario decente questa volta, sono le 20,50, più o meno la stessa ora in cui termina la partita della Samp nell'anticipo di Serie A e i tifosi escono dalle gradinate. Dall'altra parte della strada c'è una trattoria-pizzeria e siccome devo aspettare un'oretta perché vengano a prendermi degli amici, decido di portarmi avanti mangiando qualcosa. Entro e il posto è quasi pieno, ma adocchio subito un paio di tavolini liberi sulla sinistra. Senza indugi - sono le 20,53 di sabato con una partita di calcio appena finita - vado dalla padrona e le dico: "Vorrei mangiare una pizza". Lei mi guarda come se fossi pazzo e scuote la testa: "Mi spiace, stiamo chiudendo". Lancio un rapido sguardo alla sala e vedo che stanno ancora mangiando tutti e provo a forzare la mano. "Neppure una pizza veloce? - provo a impietosirla - Faccio presto, glielo prometto". Ma lei è un osso più duro di me e indicandomi l'orario scritto sulla porta mi dice: "Mi spiace chiudiamo alle 21. Arrivederci". Sì, ma raramente arrivederci.

venerdì 29 novembre 2013

SBRIGATI

Vicoli, centro storico. Nel cuore della movida. Sabato serra. Questa volta sono uscito dal lavoro molto tardi e rischio di dover cenare coi tramezzini del distributore automatico (cosa che, con somma gioia, ho dovuto fare parecchie volte). Arrivo davanti all'unica pizzeria ancora aperta - sono quasi le 23 - ed entro con fare circospetto, come se mi  fossi imbucato a una festa di compleanno. Vado dal cameriere che sta spazzando per terra, mentre a un metro da lui una tavolata chiassosa di gente sta finendo di cenare. Lo avvicino come un tossico in cerca della dose e, scusandomi una tonnellata di volte per l'ora, gli faccio la fatidica domanda: "E' troppo tardi per mangiare?". Mi guarda storto, lancia un'occhiata all'orologio e chiama un collega. A quel punto scatta il consulto e dopo un rapido conciliabolo i due emettono la sentenza: "Va bene, ma sbrigati".

giovedì 28 novembre 2013

MEGLIO DENTRO



Questo è il primo contributo esterno e arriva da Alessandro Ricci dell'ottimo Papille Clandestine (una figata di blog, leggetevelo tutto e godete):


Agosto. Sono le 22,30 e in un piccolo Comune dell'entroterra genovese c'è la festa del paese. Siamo una decina di persone ed entriamo in una delle due trattorie del posto. "Si può mangiare?" chiediamo. "Nessun problema" risponde la padrona. "Però - aggiunge - meglio se mangiate dentro: altrimenti attirate l'attenzione e arriva altra gente".

mercoledì 27 novembre 2013

LO SO COME FATE VOIALTRI

Luglio. Torniamo dalla spiaggia verso le sei di sera. E decidiamo di prendere un aperitivo. Mio fratello mi ha parlato di un baretto sulle alture del ponente in cui, oltre a berti un buon bicchiere di vino, ti portano anche qualche stuzzichino fatto in casa. Salame, formaggio, prosciutto: tutta roba gustosa e genuina. E così decidiamo di metterci in macchina e raggiungere il locale. Appena arrivati andiamo dalla padrona, una signora giovane e un po' ruvida che sta servendo al banco due vecchietti.
- "Cosa? Volete prendere l'aperitivo?" ci chiede come se avessimo preteso di mangiare una bistecca al sangue in un ristorante vegano.
- "Mah, in effetti sì... - rispondiamo - Perché non ne fate?".
-"No, belin non è questo il punto, è che domani chiudiamo e lo so come fate poi voialtri: state qui delle ore e non ve ne andate più".
- "Ma guardi - le dico - che è la prima volta che veniamo. Come fa a sapere che poi non ce ne andiamo più?".
-"Eh, lo so lo so come siete voi ragazzi. No, no, guarda siamo chiusi. Ciao, ciao".

lunedì 25 novembre 2013

CI MANCHEREBBE

Domenica di novembre. Sono le 14,30 e dopo una camminata sui monti con gli amici, a pochi metri dalle macchine parcheggiate, si decide di prendere un caffè in un bar-ristorante sulla strada di casa. Quando entriamo la gente sta ancora mangiando. Noi siamo in nove. Un'amica, per non portare scompiglio, va dalla cameriera e prova a rassicurarla: "Possiamo unire i tavoli? - chiede - Prendiamo solo un caffè, non vogliamo mangiare". La risposta è lapidaria: "Ci mancherebbe altro che voleste mangiare: la cucina a quest'ora è già chiusa".

A QUEST'ORA?

"A quest'ora?" è un blog che nasce dalle mie vicissitudini col mondo della ristorazione genovese, la città in cui sono nato e vivo. Non sono un fanatico della cena o del pranzo fuori a tutti costi (e non lo pratico per lavoro, sia chiaro), ma in questi ultimi anni mi è capitato, da genovese, di imbattermi spesso nella famigerata accoglienza ligure, che, al netto di molti ristoratori di larghe vedute, spesso ti pone di fronte a situazioni da sketch televisivo (l'ormai nota "torta di riso finita"). Bel lungi dall'essere uno spazio di denuncia, questo blog ha l'unico scopo di ridere un po' - seppur amaramente - dei tic duri a morire di alcuni locali genovesi. Una raccolta di esperienze, insomma, senza fare nomi e cognomi. Naturalmente la partecipazione è aperta a tutti e chiunque volesse contribuire con le proprie "avventure fra i ristoranti della città" non deve far altro che mandare un'e-mail a diego@metrodora.net (in caso vi tornasse indietro provate più tardi che ogni tanto mi dimentico di pulirla). Anche in questo caso nomi e indirizzi saranno eliminati. Ripeto: l'intento resta farsi due risate.
Ecco il primo esempio:

Novembre. Sabato sera. Centro storico. Esco dal lavoro alle 22 e raggiungo la mia fidanzata e un gruppo di amici al ristorante. Fra loro c'è anche una ragazza siciliana in visita alla città. Arrivo al locale alle 22,15 e decido di unirmi al tavolo. Con molta gentilezza il padrone mi porta il menù, ma poi mi gela: "A quest'ora ormai (alle 22,15 di sabato sera, ndr) puoi prendere solo i secondi. Per i primi niente da fare: abbiamo già spento il fuoco sotto l'acqua".