E si continua con la "Saga Dorati", nel senso dei contributi che arrivano dal mitico Lorenzo Dorati, che mi ha mandato una sfilza di e-mail a diego@metrodora.net ricche di fantastiche avventure (eddai, belin, mettete mano alla tastiera e sfogatevi):
Siamo in sei, tutti maschietti e tutti affamati e delusi da una mancata partita tra amici. Alle 20, con il morale sotto le suole, decidiamo di ripiegare su una comunissima
pizza, in quel posto bello sulle alture di Genova. Ma sì, dai, andiamo lì
che hanno pure il forno a legna! La telefonata, però è d'obbligo: "Buonasera - attacco subito - guardi
saremmo in sei e verremmo a mangiarci una pizza su. Mezz'ora e siamo
lì. Va bene?". Dall'altra parte della cornetta si sente un silenzio raggelante e dopo alcuni istanti arriva la sentenza: "Ah...vabbè, ma siete sicuri? Vabbè, ok vi aspettiamo". A quel punto, vista la premessa, senza troppi fronzoli, ci mettiamo
tutti in macchina e partiamo. All'arrivo (alle 20,40), i proprietari della
conduzione famigliare ci guardano un po' sgomenti e se ne escono con: "Ragazzi, ma giusto una pizza e via eh?... Fosse venerdì o sabato ci mancherebbe, ma
di martedì sera... sapete, sono già quasi le 9...". Noi abbiamo troppa fame (sono quasi le 9 in fondo!), cediamo
alle minacce e ordiniamo al volo sei pizze. Pizze molto buone, tra l'altro, e cotte in tempo record, così come in tempo record è stato poi spento il forno. E poi il genio. Dopo averci portato la
pizza, il proprietario, lasciandoci una bottiglia di limoncello sul
tavolo, ci avvisa: "Ragazzi, la macchina del caffè l'ho spenta e qui c'è il
conto. I limoncelli ve li offro io, ma non chiedetemi più niente. Ora mi
metto di qua guardare la tv e quando andate via me lo dite che chiudo la
porta".
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