mercoledì 8 gennaio 2014

NON PRENDETE COSE DIVERSE

Tra crisi ed esigenze fisiche (devo tirare giù qualche chilo, ahimé) mi è capitato sempre più di rado di imbattermi nella cortesia tipica della nostra regione. Per fortuna arriva qualche contributo: anzi, Lorenzo Dorati potrebbe ormai figurare come coautore di questo blog, visto che ne sforna a bizzeffe di storiacce. Questa è la prima che mi ha mandato, e insomma, non è niente male davvero:

Ristorante giovane, giovanile e ruspante della vecchia Genova, quella che vai a cercare e, orgoglioso, cerchi di mostrare ai tuoi ospiti "foresti". Partiamo in sette entusiasti, fra giovinotti e giovinotte, in una serata d’estate. Arriviamo sul posto e il colpo d’occhio non  è male. Tavolini in piazzetta e bella atmosfera. La prenotazione, naturalmente, è stata effettuata nel pomeriggio, a scanso di equivoci... Insomma siamo abbastanza tranquilli di fare bella figura con gli amici stranieri. E invece... appena siamo lì arrivano le prime difficoltà. Il tavolo non è pronto, anzi è ancora da sparecchiare e da apparecchiare (e vabbè). Un po’ titutbanti, i camerieri (un ragazzo e una ragazza) si organizzano con tempi biblici e malgrado l’impaccio ci fanno sedere. Apriamo i menù, controlliamo bene e optiamo per i primi e qualche antipasto condiviso. E così all’arrivo del cameriere prendo la parola: "Allora guarda (visto che sono entrambi giovani, mi permetto di dargli del tu) vorremmo due primi di questo, due primi di quest’altr.....". Non mi fa nemmeno finire di parlare che, con un’espressione da campione mi dice: "Ah, no, ti fermo subito. Se prendete tutti la stessa cosa va bene, ma se il cuoco deve mettersi a fare sette cose diverse mi manda a cagare". Io, incredulo (giuro che mi ha detto così), rincaro la dose: "... Tra l’altro vorremmo anche quest’altro...". Lui, a quel punto, con un sorriso beffardo mi blocca di nuovo: "No no, guarda, assolutamente no. Oh - mette le mani avanti - se volete io prendo l’ordine e la roba vi arriva un po’ così come viene. Poi però non vi lamentate...". Io sono allibito: "Senti ma a questo punto noi ce ne andiamo". E il cameriere: "Ah per me... fate come volete!"

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