venerdì 6 dicembre 2013
DEVO ANDARE DAL DOTTORE
C'è una piccola rosticceria a ponente, in cui si spende poco e si mangia bene, soprattutto il pesce. Il posto è minuscolo, con pochi tavoli, tovaglie di carta, bicchieri e piatti di plastica. L'orario per il pranzo è da tirannia, come al solito: dalle 12 alle 14, due ore oltre le quali è sistematico sentirsi ripetere la mitica frase "A quest'ora?". Una giorno di maggio, con un bel sole primaverile, decido di farci un salto insieme a Grazia, ma quando parcheggiamo la macchina ci accorgiamo che, per una volta, è sin troppo presto, almeno per noi. E' mezzogiorno e mezza e visto che abbiamo fatto colazione tardi decidiamo di ingannare il tempo con un rapido aperitivo. Andiamo sul lungomare e ci beviamo uno spumantino. Per l'una e un quarto però ci presentiamo alla porta della rosticceria. Tanto, pensiamo ingenuamente, abbiamo ancora 45 minuti a nostra disposizione... Ci sono due tavoli liberi ed entriamo. "Vorremmo mangiare qualcosa" chiedo subito. Ma la risposta mi spiazza: "Da asporto?". "No dico io, vorremmo sederci". A quel punto il tizio dietro il bancone mi guarda con un misto di dispiacere e compassione. "Eh, mi rincresce - allarga le braccia - ma oggi chiudiamo prima, alle 13,30, perché ho una visita medica". Quindi? "O lo prendete da asporto e ve lo mangiate sulla spiaggia o sarà per la prossima volta". La seconda che hai detto...
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